Identità sessuale: tra genere e orientamento

Psicologia

Attualmente si parla molto di sessualità, ma quasi mai nei termini corretti o con un’adeguata attenzione a ciò che realmente interessa alle persone. Proviamo a fare un po’ di chiarezza nei termini senza dare giudizi di valore o morali

Identità sessuale: definizione di sessualità

Iniziamo con una semplice definizione di sessualità. Con tale termine indichiamo un’attività tipica degli esseri viventi finalizzata principalmente alla riproduzione, ma non solo. Il sesso porta con sé tutta una serie di vissuti e sensazioni, dettate dalla propria storia di vita e dalla cultura di riferimento con la quale ci si confronta e nella quale siamo cresciuti. Questo concetto meriterebbe un approfondimento a parte, ma per adesso concentriamoci sull’identità sessuale, cioè quell’aspetto multidimensionale della personalità che descrive la visione soggettiva del proprio essere sessuati; inoltre è l’esito di un processo influenzato dalla complessa interazione tra aspetti biologici, psicologici, educativi e socioculturali.

Identità sessuale: come si compone

Cominciamo da uno schema che ci aiuti a capire bene come si compone l’identità sessuale (Fig. 1)

 

Fig.1

Ogni componente svolge un ruolo importante ed unico nella costituzione dell’identità sessuale ed insieme concorrono a definire ciò che siamo da un punto di vista sessuale, come ci poniamo con gli altri e come ci aspettiamo che gli altri si comportino con noi. Prima di vedere nello specifico ogni sfaccettatura bisogna fare una puntualizzazione. La parola sesso assume un doppio significato. Può indicare il complesso degli organi genitali che caratterizzano da un punto di vista biologico l’appartenenza al genere maschile o femminile. Ma indica anche l’attività sessuale, l’atto del fare l’amore. Questo può generare confusione soprattutto quando si affrontano problemi inerenti l’educazione affettiva perché molte persone confondono i piani. Vediamo nello specifico le varie componenti. 

Sesso biologico

Il sesso biologico riguarda tutti quegli aspetti biologici che caratterizzano il sesso maschile e femminile. In primis ci riferiamo alla distinzione genetica tra maschi e femmine: le donne sono caratterizzate dai cromosomi XX, mentre gli uomini hanno XY. Questa differenza darà il via a tutte le differenze osservabili a livello fisico.  Ci riferiamo alle caratteristiche sessuali primarie e secondarie.

Le primarie sono gli organi genitali e riproduttivi (nell’uomo: pene, prostata, scroto, testicoli, dotti deferenti e vescicole seminali; nella donna: l'utero, le tube di Falloppio, le ovaie, la vagina, il clitoride e le piccole e grandi labbra). Le secondarie invece si manifestano nel corso della pubertà e sono tutte quelle caratteristiche che differenziano fisicamente l’uomo dalla donna: il seno, la conformazione delle spalle e dei fianchi, la distribuzione pilifera e l’inizio della fertilità (il menarca per le ragazze e le polluzioni notturne per i ragazzi).

Già qui possono comparire i primi problemi e vengono a crearsi i primi disagi che possono comportare alterazioni all’interno della sfera dell’identità sessuale. In alcuni casi può succedere che le caratteristiche sessuali alla nascita non siano ben definite o che “sembrino” appartenere ad un sesso ma geneticamente la persona appartiene ad un altro. In questi casi parliamo di intersessualità, una condizione in cui la persona non ha un accordo tra corredo cromosomico, organi genitali e caratteri sessuali secondari, di conseguenza non è identificabile con chiarezza come uomo o come donna. 

Identità di genere

L'identità di genere rappresenta la consapevolezza profonda e certa di sé come maschi o femmine. Questo aspetto non va soggetto a mutamenti nel tempo e si definisce entro i 3 anni di vita. Quando il sesso biologico e la percezione di sé coincidono la persona si definisce cisgender. Se tale coincidenza con il sesso biologico non viene percepita, come nel caso del transessualismo, la persona vive uno stato di forte disagio, clinicamente conosciuto come disforia di genere. Per disforia s’intende un sinonimo di disturbo (dal greco dysphoría, difficile da sopportare, funesto).

Questo non significa che la persona transessuale sia malata, ma semplicemente si tratta di una persona in cui non coincidono due componenti dell’identità sessuale. A questo punto si tratta solo di sostenere questa persona in un percorso per recuperare un benessere completo attraverso l’allineamento dei due tipi di identità. Da un punto di vista psicologico in effetti è più corretto parlare di "transgenderismo” per sottolineare maggiormente la centralità del genere rispetto al piano strettamente sessuale legato agli organi genitali. Per correttezza scientifica va detto che oltre all’identità maschile e femminile, esiste tutta una serie di sfumature che vengono definite genderqueer

Ruolo di genere

Con la terminologia ruolo di genere ci si riferisce all’insieme dei riferimenti normativi, sociali e culturali che determinano cosa sia attribuibile al maschile e cosa al femminile, quindi cosa risulta socialmente adeguato e cosa ci si aspetta che facciano e come si comportino gli uomini e le donne.  È facile capire come da questo aspetto possa prendere vita il pregiudizio semplicemente dando peso ad atteggiamenti chiaramente superficiali. Ad esempio, se un ragazzo non ama giocare a pallone e magari se ne sta in disparte, facilmente potrà essere etichettato come omosessuale. Stessa sorte per una ragazza che non esprime la femminilità secondo i canoni generalmente condivisi.

Questo condizionamento inizia già prima del concepimento, con frasi apparentemente innocue come “Auguri e figli maschi”. Perché maschi? Ci interroghiamo mai sull’origine di tali modi di dire o anche su azioni che apparentemente sono gentili ma che nascondono significati antichi? Mi riferisco alla galanteria, ma se ne parlerà in un altro appuntamento. Questi condizionamenti portano le persone a comportarsi così come ci si aspetta che si comportino e questo agisce sin da bambini guidando quella che sarà l’espressione della propria mascolinità e femminilità e di cosa ci si aspetta dall’altro in riferimento al proprio sesso di appartenenza. 

Orientamento sessuale

Questo aspetto dell’identità sessuale indica verso chi proviamo attrazione erotica e sentimentale. Non è una scelta, né una moda del momento e quasi mai, se non nelle primissime fasi della presa di coscienza di sé, solo una fase. L’attrazione e l’innamoramento sono elementi istintivi dell’essere umano e ognuno sente, verso questi due aspetti, una spinta istintiva e non guidata dall’intelletto se non in un secondo momento. Prendendo a prestito l’elenco riportato nel libro “Psicoterapia e omosessualità” (di M. Graglia ed. Carocci Faber, 2009) tutto risulta più chiaro (Fig. 2): 

Fig. 2

Attrazione erotica: chi desidero sessualmente e stimola il mio erotismo

Fantasie sessuali: su chi fantastico eroticamente, chi mi eccita nel pensiero

Preferenza affettiva: di chi mi innamoro e mi coinvolge affettivamente

Comportamento sessuali: con chi ho rapporti sessuali e raggiungo il piacere

Autodefinizione: come mi identifico, che gruppo sento di appartenere 
 
Questa dimensione tiene conto di come viviamo la nostra sessualità e affettività e in base a come si orienta ci definiamo come eterosessuali, omosessuali, bisessuali o fluidi. Guardando bene lo schema salta agli occhi come non sia una dimensione semplice da definire.

Vi propongo un giochino: seguite ogni elemento partendo dal sesso che vi attrae e vedete a che punto del continuum vi fermate. Forse attrazione e preferenza affettiva sono allineate, ma magari le fantasie volano verso altri lidi. Oppure siete attratti eroticamente da ambo i sessi, ma riuscite ad avere una relazione sessuale con uno solo dei due. 

E in questi casi che si fa? Si vive serenamente la propria sessualità senza pensare a cosa ci si aspetta da noi e sempre nel rispetto di chi condivide con noi questo aspetto della nostra vita. 
 

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