Adolescenza: l'arte di diventare grandi

Psicologia

Crescere è tappa obbligata del percorso di crescita per ogni uomo, un'esperienza che può essere vissuta in molti modi e avere diversi esiti pur passando attraverso la stessa fatica evolutiva fatta di domande, nuovi schemi, conflitti, solidarietà

Adolescenza, tra l'infanzia e la vita adulta

Carissimi, pensavo in questi giorni di riapertura scolastica a quanto bene ci faccia stare in relazione e quanto più bisogno ancora ne hanno i nostri figli, in particolare quella fascia di età affascinante e complessa che riguarda il mondo adolescenziale, a metà strada tra bimbo e adulto, che come un bruco nel suo bozzolo lotta per trasformarsi nella meravigliosa farfalla che porta dentro.

L’adolescenza è il periodo di vita di un individuo che si interpone tra l’infanzia e la vita adulta, in cui si vivono due esigenze contrastanti, da un lato il bisogno del ragazzo di sentirsi protetto dalla famiglia di origine, dall’altro la necessità di differenziarsi e acquisire autonomia. L’adolescenza è un periodo caratterizzato da una molteplicità di cambiamenti, a diversi livelli:

  • fisico,

  • cognitivo,

  • psicologico,

  • relazionale.

Durante il periodo adolescenziale si sviluppa una maggiore capacità cognitiva, un uso più appropriato della logica, del ragionamento e una comprensione più profonda della realtà.

Jean Piaget, psicologo e pedagogista, ritiene che questo periodo sia caratterizzato a livello cognitivo dalla fase del “pensiero operativo formale”, per la possibilità di ragionare in termini astratti oltre a quelli legati alla contingenza pratica.

Secondo Erik Erickson, psicologo e psicanalista, il compito principale dell’adolescenza è acquisire una propria identità ed è un percorso che si articola attraverso delle tappe:

  • la preclusione (il ragazzo definisce prematuramente la sua identità),

  • la diffusione (si mostra indifferente alla definizione di sè),

  • una fase di moratoria (sperimenta tratti diversi a seconda delle persone frequentate),

  • una fase di acquisizione.

Il percorso fino all’acquisizione dell’identità può essere agevolato quando la famiglia e il contesto sociale hanno fornito strutture e consuetudini stabili ed è in grado di sostenere l’individuo. L’adolescenza quindi, oltre alla crescita corporea, è contraddistinta dalla trasformazione. Il ragazzo abbandona lentamente il concetto di sé costruito sull’opinione dei genitori per sostituirlo con una considerazione di sé derivata dai giudizi dei coetanei.

L’adolescente ha però bisogno del sostegno della sua famiglia per poter superare in modo adeguato questo periodo critico, ma allo stesso tempo, il rapporto con i suoi genitori è difficile perché può essere vissuto come poco soddisfacente, conflittuale, privo di comprensioni.

L’egocentrismo adolescenziale tende a viziare gli schemi di pensiero comportando una visione distorta di sè, che fa sentire l'adolescente al centro della scena sociale. Il mito dell’invincibilità, rispetto alle leggi della mortalità e il mito personale li fa sentire destinati a grandi cose; la creazione di un pubblico immaginario, che li osserva, li fa sentire perennemente giudicati; sono propensi a condannare l’immoralità maggiormente negli altri, piuttosto che in se stessi. I genitori in questo contesto svolgono un ruolo fondamentale soprattutto se lo scarto generazionale con i  figli non diviene un divario incolmabile.

Come affrontare questa sfida evolutiva?

Il ragazzo si prepara a entrare nell'età adulta e i genitori possono aiutarlo in questa fase critica cercando di mantenere un buon dialogo, prendendo seriamente i problemi relativi a questa fase, senza banalizzarli, e facendo rispettare poche regole chiare.

Il ragazzo vuole sentirsi trattato come un adulto, e per quanto per il genitore rimane sempre un bambino bisogna fare lo sforzo di iniziare a guardarlo con occhi diversi e ascoltare quello che cerca di dirci attraverso il comportamento sintomatico. In questo periodo i genitori e gli amici devono svolgere un ruolo complementare per la sana crescita dell’individuo.

I conflitti, che sono normali nel periodo adolescenziale, sembrano accentuati da uno stile autoritario o totalmente permissivo da parte dei genitori piuttosto che da uno stile autorevole, improntato al dialogo. Nelle famiglie più numerose e con un reddito più basso (i genitori tendono a non dare molta importanza ai problemi dei figli); con i primogeniti (gli altri figli hanno la strada già fatta); sotto la pressione di fattori esterni ed interni al macrosistema (es. aspettative molto alte da parte dei genitori).

In questo contesto poi i coetanei sostengono il singolo nella formazione dell’identità, svolgendo un ruolo di aiuto e sostegno nella comune “lotta con gli adulti”, creando gruppi e aggregazioni di vario genere allo scopo di sentirsi UNO, condividendo sogni, paure, aspettative e visioni di vita; nello stare insieme essi si coadiuvano nella ricerca della propria particolare unicità lasciandosi spazi per poter sperimentare senza timore di essere giudicati chi sono veramente e fino a che punto sono disposti a credere in se stessi e a puntare sul proprio futuro per quanto esso sia anocra così incerto e fumoso talvolta.

Nonostante la maggior parte degli adolescenti viva questo periodo di transizione verso l’età adulta nei limiti della normalità, alcuni devono affrontare, oltre alle normali difficoltà evolutive, ulteriori aspetti negativi, che possono aggravare fortemente la situazione: la disarmonia familiare, le difficoltà scolastiche, la vulnerabilità genetica, o alcune caratteristiche personali, come la bassa autostima

Sono molte le circostanze che possono causare disagio, malessere, turbamento o sofferenza. In questa dinamica può inserirsi la consulenza familiare quando le criticità che si presentano in famiglia diventano insostenibili e quando il ragazzo mostra un sintomo che preoccupa i genitori e che mette a rischio la sua vita. Sono comunque sintomatologie attraverso le quali il ragazzo sfida i genitori, a volte essi possono sentirsi insicuri, poco informati o formati sulle problematiche che affliggono i loro figli e possono trovarsi disorientati sperimentando uno spiacevole e limitante senso di inefficacia/inefficienza.

La ricerca dell’indipendenza dai genitori, e più in generale dal nucleo familiare, rappresenta il fulcro dell’intero processo di crescita nell’adolescenza. Potremmo quindi pensare che raggiungendola la nostra vita migliori sensibilmente e che il traguardo sia accompagnato da urla di gioia, tuttavia le aspettative sono ben lontane dalla realtà effettiva.

Cosa frena l’entusiasmo una volta raggiunta la tanto agognata indipendenza?

Non siamo stati sempre così insofferenti alle richieste e alla presenza dei nostri genitori: da bambini, cercavamo il contatto e l’approvazione dei nostri genitori ogni qualvolta se ne presentava l’occasione Essi, infatti, rappresentano dei modelli ideali a cui ispirarsi e offrono al bambino un rifugio sicuro in cui crescere, proteggendolo dai pericoli del mondo.

Con l’arrivo della preadolescenza, tuttavia, le convinzioni maturate fino a quel momento dal bambino iniziano ad entrare in crisi: i genitori iniziano a perdere i tratti del supereroe e somigliano sempre più a mostri cattivi ed opprimenti. La consapevolezza della fallibilità delle figure genitoriali comincia ad emergere sempre più prepotentemente e, parallelamente, nasce nel ragazzo il bisogno di diventare un soggetto attivo nel nucleo familiare e sociale. L’atteggiamento di ribellione, che caratterizza l’adolescente, è quindi estremamente naturale e sarà fondamentale per la formazione personale del ragazzo, portandolo alla decisione di abbandonare il nido e spiccare finalmente il volo.

Ma cosa accade una volta raggiunta l’indipendenza?

Essere i padroni della propria vita e poter fare ciò che si vuole è probabilmente la conclusione più bella per la favola dell’adolescenza, ma la realtà si compone di un finale alternativo, senza dubbio più amaro: “L’indipendenza non ci rende mai totalmente liberi”.

Liberarci dalla protezione dei genitori ci pone di fronte alla paura del fallimento, alla necessità di far fronte alle difficoltà della vita affidandoci esclusivamente a noi stessi. Le imposizioni della società non vengono più mediate dalla famiglia, la ribellione all’autorità non è più accetta ed il giovane adulto deve iniziare a tollerare il compromesso tra libertà personale e dovere sociale.

Un finale piuttosto tragico, non trovate? Non esattamente. Se infatti, da una parte, siamo costretti a rivalutare la dipendenza e la conseguente protezione offerta dalla famiglia, dall’altra, siamo finalmente liberi di sbagliare, di realizzare per quanto possibile i nostri sogni e di continuare, quindi, a crescere.

Insomma, la vita, con la fatica di imparare e crescere che comporta, si conferma essere sempre una sfida e un’avventura meravigliosa! Da gustare vivendola in pienezza, talvolta anche con piccoli incoraggiamenti e suggerimenti.

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