Disturbi del comportamento alimentare: come affrontarli

Psicologia

Cerchiamo di comprendere quando la relazione con il cibo diventa patologica e cosa fare nel momento in cui siamo preoccupati per noi stessi o per una persona a noi vicina

Disturbi del comportamento alimentare: i dati 

Secondo i dati forniti da Eurispes sono circa tre milioni le persone che in Italia soffrono di un disturbo del comportamento alimentare. Il Ministero della Salute ha recentemente riscontrato che circa 9000 persone si ammalano ogni anno e tra queste sono soprattutto gli adolescenti (in maggioranza ragazze) ad esserne interessati anche se non mancano gli adulti al di sopra dei 40 anni. Purtroppo alcuni dati forniti da presidi ospedalieri ci informano che l'età di esordio si sta abbassando sempre di più e così troviamo anche bambini e bambine che vengono ricoverati per anoressia a 8 anni. 

Disturbi del comportamento alimentare: è importante parlarne

Parlarne è importante e soprattutto incentivare programmi di prevenzione è fondamentale, soprattutto se si pensa che un disturbo alimentare costituisce la seconda causa di morte principale per gli adolescenti (dopo gli incidenti stradali). 

Parlare di disturbi del comportamento alimentare vuol dire necessariamente parlare di cibo, ovvero della relazione che si stabilisce con esso. Il legame con il cibo è indispensabile perchè garantisce che noi possiamo vivere e compiere tutte le azioni quotidiane che desideriamo e che ci fanno stare bene. Di cibo ormai si parla davvero tanto, tutti i giorni e in più modalità. Un tempo esistevano le riviste specializzate. Oggi siamo invasi da immagini di piatti più disparati che vengono mostrati attraverso lo schermo televisivo con programmi che vengono girati in ristoranti o attraverso piattaforme social come Facebook o Instagram.

Quindi se da una parte intorno al cibo si costruiscono percorsi che ne inneggiano il gusto, le proprietà (a volte anche miracolose) e le "capacità" aggreganti, dall'altra sempre gli stessi canali ci portano a vedere immagini di persone che fanno del controllo del proprio corpo un'ossessione.

Ci troviamo in qualche modo sempre di più a vivere una contraddizione tra coloro che sviluppano una relazione conflittuale con il cibo fino a non volerlo nella propria vita o almeno in quantità drasticamente ridotte e chi invece non riesce ad avere una modalità di assunzione nutritiva salutare assumendone in eccesso e non preoccupandosi della buona qualità degli ingredienti.

Possiamo dire che dagli anni Ottanta la conoscenza dei disordini alimentari è notevolmente aumentata. Prima di allora chi ne soffriva non ne aveva neanche la consapevolezza. Poteva dunque accadere che una ragazza, desiderosa di modificare il suo aspetto fisico e quindi perdere un pò di peso, per assomigliare a quelli che cominciavano ad essere i modelli di bellezza femminile del tempo, intraprendesse una dieta che prevedeva un introito calorico ridotto. La perdita dei chili ritenuti in eccesso però ad un certo punto sembrava non bastare oppure si sviluppava una paura di poterli riprendere, ed ecco dunque scattare un meccanismo molto subdolo che portava la stessa ragazza o a diminuire sempre più l'introduzione di cibo, o a condotte di eliminazione (come il vomito autoindotto o l'assunzione di diuretici o lassativi). Si innescava dunque un circolo vizioso dal quale era difficile uscire, come testimoniano molte donne che ora raccontano la loro esperienza iniziata quando erano adolescenti.

Disturbi dle comportamento alimentare: anoressia e bulimia

Stiamo dunque parlando di anoressia nervosa e bulimia nervosa, due concetti di cui ormai si parla molto di più, patologie riguardo alle quali si ha senza dubbio più conoscenza ma a volte questo non basta.

Sulla stessa rete internet, alla quale molte persone accedono per informarsi su tali problematiche, esistono blog e siti creati da persone che soffrono di questa patologia e che cercano di incentivare altre persone a perseguire la stessa strada. Si tratta dei siti "pro-ana" e "pro-mia" ovvero blog che propongono immagini, concetti, pensieri che inducono o supportano le persone a perseverare nella restrizione calorica (e a volte addirittura nel digiuno) o nella condotta di eliminazione.

L'Eurispes ha effettuato un monitoraggio di tali siti e ne ha censiti 260 nell'arco di dieci giorni. Questo dato è allarmante in quanto non solo ci conferma che il problema è in crescita, ma anche perchè ci sta raccontando che vi è una nuova tendenza che si sta sviluppando da parte delle persone che soffrono di un disordine alimentare, ovvero quello di condividerlo in rete, della necessità di un supporto virtuale che diventa molto forte proprio perchè vissuto nel segreto della propria stanza. E così accade che ragazze e ragazzi propongano "selfie" che li ritraggono in pose che mostrano un corpo ritenuto "bello" perchè "magro", ma che trascorrono intere giornate nel buio della loro camera leggendo blog di questo tipo e fantasticando una vita ideale fatta di "riconoscimenti" virtuali illusori.

E' importante sottolineare che non vi sono disturbi alimentari più gravi di altri e che non bisogna farsi ingannare dall'aspetto fisico apparentemente "sano" o dal peso corporeo. Ogniqualvolta si ha la consapevolezza di avere sviluppato una preoccupazione eccessiva nei confronti del cibo o della propria immagine corporea è importante parlarne con il proprio medico curante che a sua volta vi riferirà ad uno specialista che vi aiuterà a comprendere come affrontare il problema

Disturbi del comportamento alimentare: spia di qualcosa di più profondo

Se infatti da una parte possiamo registrare un aumento di disordini alimentari dovuto al bisogno di rispondere a modelli ritenuti socialmente accettabili, dall'altra è importante sapere che dietro ad un tale problema possono nascondersi altri disagi. A volte il disturbo alimentare è la spia di qualcosa che affonda le radici molto lontano, come in un abuso psicologico e fisico, o un trauma familiare o una difficoltà a vivere sensazioni ed emozioni (come ansia, depressione, sensi di colpa, vergogna) perchè ritenute troppo gravose e di cui molto spesso ci si vergogna. Nella mia pratica clinica ho riscontrato ad esempio che il disordine alimentare "era servito" a gestire situazioni di ansia sociale: la persona cioè trova in qualche modo "più semplice" gestire le quantità di cibo da ingerire che le dinamiche relazionali. O ancora molto spesso può intraprendere una modalità di fare attività fisica "abnorme", nel qual caso si parla di vigoressia.

Molto spesso il conflitto con il cibo può essere mascherato dalla decisione di diventare vegani o vegetariani cosicchè la scelta di eliminare degli alimenti risulta essere legittimata da una scelta considerata "etica". Occorre a mio parere molta attenzione quando sono bambine/i o ragazze  a fare tale tipo di scelta.

E' importante quindi dialogare, mai reprimere o condannare, ma comprendere e ascoltare.

In conclusione i motivi per i quali un disordine alimentare si sviluppa sono davvero svariati e non è mai consigliabile fare diagnosi fai-da-te. Per tale motivo ribadisco l'importanza di rivolgersi a professionisti competenti e preparati che sapranno aiutarvi innanzitutto a dare un significato a quanto viene vissuto e a trovare la migliore strategia per affrontare il problema. 

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