Il naso: come è fatto e come funziona

Otorinolaringoiatria

In questo articolo spiego brevemente la struttura e le funzioni del naso

Spesso durante il colloquio con i pazienti emergono dei dubbi che derivano dalla scarsa comunicazione da parte del medico di alcune informazioni basilari di come sia fatto il naso e di come funzioni. Ritengo pertanto utile spiegare semplicemente le caratteristiche principali, strutturali e funzionali, ovvero la sua anatomia e la sua fisiologia.

 

Come è fatto il naso?

Il naso svolge diverse funzioni, la più immediata è quella estetica che dipende dalla conformazione delle ossa nasali e delle cartilagini che costituiscono la porzione anteriore della piramide nasale, ossia la porzione visibile del naso.

 

La parte cartilaginea è composta essenzialmente dalle cartilagini triangolari e da quelle alari. Alla conformazione della porzione cartilaginea concorre anche la parte anteriore del setto nasale. Il setto è struttura mediana che divide le fosse nasali, cioè le cavità che dalle narici arrivano posteriormente fino alla faringe. La sua deviazione nella maggior parte dei casi non corrisponde ad una alterazione della struttura esterna del naso.

 

L’intervento che mira a modificare la piramide nasale con finalità essenzialmente estetiche è la rinoplastica. Ad esso può essere associata una correzione anche del setto, per migliorare la respirazione nasale, prendendo la dicitura di rinosettoplastica. Se la finalità dell’intervento è quella di correggere unicamente il setto nasale per migliorare la respirazione allora l’intervento si definirà settoplastica. Quest’ultimo non prevede normalmente modifiche della forma del naso.

 

La seconda funzione è quella respiratoria. Il naso agisce infatti come un primo filtro fra l’ambiente e le vie aeree. A questo meccanismo concorrono strutture come il sopracitato setto nasale ed i turbinati nasali. Questi sono costituiti da una lamella ossea rivestita da una mucosa, ossia la ‘pelle’ della porzione interna del naso, riccamente vascolarizzata, e sono in numero di 3 per fossa nasale:

  • l’inferiore;

  • il medio;

  • il superiore;

  • in alcuni casi ne esiste 1 quarto, noto come supremo.

I turbinati inferiori agiscono principalmente come radiatori, avendo come funzione principale quella di scaldare ed umidificare l’aria inspirata. I turbinati medi e superiori agiscono invece come alettoni che veicolano i flussi aerei verso il fondo del naso in inspirazione e verso i seni paranasali in espirazione.

 

Tutti i turbinati facilitano, inoltre, un meccanismo di purificazione dell’aria facendo aderire allo strato di muco presente sulla superficie interna del naso parte delle particelle inspirate che rimangono così intrappolate. Da lì verranno poi eliminate grazie al trasporto mucociliare (che spiegherò più avanti) ed i batteri e virus potranno venire a contatto con il sistema immunitario dell’ospite.

 

Capita che in risposta a vari stimoli (guarda l’articolo sulla rinite su prontomedicina), il rivestimento mucoso dei turbinati, risulti edematoso determinando quella che viene normalmente riferita come ipertrofia dei turbinati inferiori. Questa è frequentemente causa di ostruzione respiratoria nasale. Nella maggior parte dei casi, con un adeguato inquadramento diagnostico si riesce ad impostare una terapia medica efficace per determinare una decongestione dei turbinati ed una risoluzione dei sintomi.

 

Esistono però casi in cui, nonostante un’adeguata terapia medica, non si riesce ad ottenere una significativa riduzione del volume dei turbinati. In questo caso si può optare per una soluzione di tipo chirurgico che consiste nella turbinoplastica inferiore. Questa è una procedura chirurgica di breve durata, che normalmente viene condotta in anestesia locale. Le metodiche con cui viene condotta questa procedura sono molteplici (con il laser, con la diatermia, con le radiofrequenze, con l’argon plasma…) e la scelta su una tecnica rispetto ad un’altra è spesso dettatea dalla disponibilità di una specifica strumentazione del centro a cui si riferisce.

 

Indipendentemente dalla tecnica utilizzata l’obiettivo è quello di determinare un insulto sulla mucosa del turbinato inferiore per sfruttare la retrazione della cicatrice che ne conseguirà per ridurre di volume il turbinato. I dettagli di questa procedura non sono lo scopo di questo articolo. Alla turbinoplastica viene spesso associata, se fosse un problema concomitante, la correzione del setto nasale. La procedura in questo caso viene definita settoturbinoplastica e normalmente viene eseguita in anestesia generale.

 

La respirazione nasale

Riguardo alla respirazione nasale tengo a delucidare un concetto spesso negletto, che è quello del ciclo nasale. La respirazione fisiologica del naso non avviene mai contemporaneamente da entrambe le narici, ma esiste un’alternanza, definita appunto ciclo nasale, fra una narice e l’altra, che dura normalmente qualche ora per parte. Quando il ciclo nasale viene percepito dal paziente spesso è perché coesiste un problema ostruttivo nasale determinato o dalla deviazione del setto nasale o dall’ipertrofia dei turbinati inferiori (o entrambi).

 

Alle fosse nasali sono associate delle altre cavità che con esse comunicano attraverso un’apertura o ostio del seno, e che sono scavate nelle ossa del cranio: i seni paranasali. Sono 4 paia di cavità costituite da 

  • seno mascellare, all’interno dell’osso mascellare sotto l’orbita,

  • seno frontale presente nell’osso frontale,

  • seno etmoidale costituito da minute cavità a costituire quello che viene definito il labirinto etmoidale ,

  • seno sfenoide nella porzione più profonda del naso.

 

I seni paranasali alleggeriscono la struttura ossea del viso e permettono, un po’ come i mattoni traforati, di sfruttare delle linee di forza che aumentano la resistenza agli urti. Sono rivestiti internamente da mucosa e al loro benessere fisiologico contribuiscono principalmente due fattori: il trasporto mucociliare e la ventilazione.

 

Il trasporto mucociliare è costituito dal moto delle ciglia delle cellule che costituiscono la mucosa. I movimenti ciliari permetto al muco presente sulla superficie di essere trasportato lungo percorsi geneticamente stabiliti che convogliano le secrezioni dall’interno dei seni fino all’ostio, per poi progredire nella fossa nasale fino alla faringe per poi raggiungere lo stomaco. La ventilazione del seno è invece garantita dal flusso aereo attraverso l’ostio del seno che avviene durante l’espirazione.

 

Da questi due aspetti emerge come il passaggio fra i seni paranasali e le fosse nasali rappresentino le aree cruciali per il benessere della mucosa. Il drenaggio del seno mascellare, del seno frontale e della porzione anteriore del labirinto etmoidale avviene attraverso una struttura, collocata sotto il turbinato medio, noto come Complesso Ostio Meatale (COM), mentre quello dell’etmoide posteriore e del seno sfenoide attraverso il Recesso Sfeno-Etmoidale (RSE) che è collocato più posteriormente e sopra il turbinato medio.

 

La visita endoscopica delle fosse nasali permette un’adeguata valutazione delle fosse nasali e una valutazione mirata di queste due importanti strutture che permetto di stimare lo stato di salute dei seni paranasali ad esse collegate. Ad esempio, un processo infettivo coinvolgente il seno mascellare, si manifesterà con la presenza di pus a provenienza dal COM.

 

L'olfatto

Un ultimo aspetto che mi piacerebbe accennare riguarda l’olfatto. Il naso rappresenta infatti la sede anatomica in cui questo senso viene percepito. Nella porzione superiore del naso è infatti localizzato l’epitelio olfattorio, ossia quella struttura anatomica in cui si localizzano i recettori per gli odoranti e che comunica con la porzione intracranica, dove si localizza il bulbo olfattorio, attraverso una lamina ossea, detta lamina cribra. L’epitelio olfattorio si trova dunque nella fessura olfattoria costituita da una piccola apertura fra porzione superiore del setto ed il turbinato medio.

 

La sua valutazione dirette attraverso l’endoscopia nasale permette di stabilire se ci siano cause meccaniche di ostruzione o se coesistano problemi nasali (ad esempio di natura infiammatoria) che potrebbero giustificare una riduzione dell’olfatto.

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