Alterazioni dell'olfatto: ecco quali sono

Otorinolaringoiatria

I disturbi dell'olfatto sono frequenti e spesso sottostimati. In questo articolo si evidenziano le cause principali e si esplicita quali gli step per un corretto inqudramento

Alterazioni dell'olfatto: di cosa si tratta

I disturbi dell'olfatto sono molteplici e rispondono a diverse cause. L'infezione da SARS-CoV2 ha sensibilizzato molto su questo disturbo che, già in epoca pre-covid era assai diffuso e sottostimato. 

I disturbi dell'olfatto coinvolgono infatti fino a 1/5 della popolazione generale arrivando a interessare fino al 60% delle persone con più di 65 anni. Nonostante questa alta prevalenza, la perdita o la riduzione dell'olfatto viene riferita in un numero molto minore di individui (non più del 15%).

Quali sono le cause?

Le cause che conducono ad un'alterazione o alla perdita dell'olfatto sono molteplici. Le più comuni cause sono:

  • patologie infiammatorie nasosinusali (ad esempio la sinusite cronica, la rinite allergica ecc..);

  • alcune infezioni virali;

  • conseguenze post-traumatiche;

  • malattie neurologiche;

  • esposizione a sostanze tossiche o farmaci;

  • cause congenite;

  • conseguenze di trattamenti chirurgici, tumori, multiple comorbilità;

  • cause idiopatiche.

Diagnosi dei disturbi dell'olfatto

Per il corretto inquadramento di questo disturbo è necessaria un'adeguata valutazione anamnestica, ossia un colloquio accurato con il paziente che evidenzi le caratteristiche del disturbo dell'olfatto, da quanto tempo i sintomi sono insorti, la concomitante presenza di disturbi nasali, le patologie pregresse e i farmaci assunti, e tutti gli aspetti che possano essere in correlazione con questo problema.

Alla valutazione anamnestica deve poi essere associata una corretta valutazione otorinolaringoiatrica con particolare attenzione per l'obiettività nasale che deve essere osservata tramite una visita endoscopica, idealmente con fibre ottiche rigide per una migliore visualizzazione dell'anatomia nasale.

Infine, il test cardine per stabilire se il disturbo dell'olfatto è realmente presente è l'olfattometria, più comunemente eseguita tramite "sniff test". Questi consistono nella somministrazione di odoranti costituiti da pennarelli la cui punta è dotata di essenza. In particolare dividerei l'olfattometria in due test.

  • Il primo è un test di screening che consiste in un esame di identificazione di 12 o 16 odoranti, partendo da essenza che dovrà essere riconosciuta gra quattro possibilità. Questo test permette di stabilire, confrontando il numero di risposte corrette con una tabella di riferimento, se un paziente è realmente affetto da disturbo dell'olfatto. 

  • Una volta praticato questo esame, si può eseguire un ulteriore approfondimento che consiste in un'analisi completa dell'olfatto esplorandone le tre caratteristiche principali, ovvero: l'identificazione (eseguendo un test analogo allo screening con 16 odoranti); la discriminazione, eseguito tramite un'analisi con set di 3 odoranti, 2 uguali e 1 diverso, per testare la capacità di differenziare la percezione olfattoria; la soglia olfattiva, eseguita testando l'olfatto con odoranti a concentrazione crescente, per verificare a che intensità l'odorante viene percepito.

Questa analisi permette di determinare il percentile rispetto alla normalità in cui il paziente con preseunto deficit dell'olfatto si colloca e in quale aspetto della percezione olfattoria è più carente. Una volta adeguatamente inquadrato il disturbo olfattorio, sarà quindi possibile stabilire se è possibile un iter di riabilitazione o una terapia specifica per migliorare o correggere il disturbo.​​​​​​​

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