La disgrafia: cos'è e come prevenirla

Logopedia

Qual è il ruolo della scrittura nel mondo digitalizzato in cui viviamo? Vediamo in questo articolo l'importanza della scrittura, le problematiche correlate e i trattamenti

Disgrafia: cos'è

La disgrafia è un disturbo specifico dell’apprendimento che riguarda il processo di scrittura e la grafia. È in continuo aumento fra i bambini delle elementari. La capacità di scrivere è la funzione motoria e cognitiva più elevata. Non è un gesto puramente strumentale ma, insieme all’uso del linguaggio, una delle espressioni più alte e caratterizzanti la specie umana. Lo scrivere è un’azione estremamente complessa e sofisticata risultante da una serie di processi neurologici, fisiologici, e muscolari, in parte coscienti in parte automatizzati.

La grafia implica e rispecchia l’individuo nella sua totalità quindi scrivendo, l’individuo rende tangibile il proprio pensiero, comunica con gli altri ed esprime se stesso e la propria inconfondibile individualità.

La disgrafia è un disturbo specifico della scrittura nella riproduzione di numeri e lettere, caratterizzato da difficoltà riguardanti esclusivamente il grafismo. In genere il problema viene sollevato dagli insegnanti elementari che lamentano la difficoltà di seguire il bambino nel disordine della sua scrittura disorganizzata. Emerge nel bambino quando la scrittura inizia la sua fase di personalizzazione ovvero verso la terza elementare. Nelle due classi precedenti lo sforzo e il disordine sono in genere determinati dalla fatica dell'apprendimento; in terza elementare il gesto dovrebbe essere abbastanza automatizzato e spontaneo.

La disgrafia è sicuramente il disturbo specifico dell’apprendimento che risulta più difficile da valutare con parametri oggettivi. I bambini con ipotesi di disgrafia mostrano principalmente una scrittura illeggibile o comunque di difficile interpretazione, sia da parte del bambino che l’ha prodotta che da parte di altri lettori.

Alla base c’è la difficoltà del coordinamento oculo-manuale e di organizzazione visuo-spaziale sul foglio. In più l'atteggiamento posturale risulta non adeguato e l’impugnatura scorretta spesso è caratterizzata da un ipertono muscolare, che coinvolge anche l'utilizzo dell’intera mano, del braccio e della spalla. Quindi il bambino si stanca durante la scrittura.

Spesso la disgrafia viene scambiata per negligenza, poco impegno e scarsa motivazione all’apprendimento. Il ragazzino affetto da questo disturbo è pertanto considerato poco volenteroso, disorganizzato, disordinato, non motivato e tale valutazione genera un pregiudizio pericolosissimo che permane talvolta per sempre o, nel migliore dei casi, fino a quando il ragazzo non viene sottoposto a diagnosi grafomotoria che ne conferma la disgrafia.

La mano dei bambini affetti da disgrafia scorre con fatica sul piano di scrittura e l'impugnatura della penna è spesso scorretta. La capacità di utilizzare lo spazio a disposizione per scrivere è, solitamente, molto ridotta: il bambino non rispetta i margini del foglio, lascia spazi irregolari tra i grafemi e tra le parole, non segue la linea di scrittura e procede in “salita” o in “discesa” rispetto al rigo.

La pressione della mano sul foglio non è adeguatamente regolata; a volte è eccessivamente forte e il segno lascia un'impronta marcata, altre volte invece è debole e la grafia è poco o per nulla marcata, quasi accennata.

Il tono muscolare è spesso rigido oppure eccessivamente rilasciato. Sono inoltre frequenti le inversioni nella direzione del gesto, che si evidenziano sia nell’esecuzione dei singoli grafemi che nella scrittura autonoma, che a volte procede da destra verso sinistra.

Un bambino disgrafico è un bambino con una bassa autostima che va ad inficiare il normale ed efficace apprendimento, quindi è fondamentale fare rete tra famiglia, scuola e professionisti che seguono il bambino.

Disgrafia: problematica in aumento

Sono in aumento i bambini con difficoltà nella scrittura anche e soprattutto per l'accesso precoce a smartphone e tablet, quindi hanno meno possibilità di sperimentare il loro corpo; quando accade questo, la motricità fine viene per nulla o poco sperimentata.

Ormai è acclarato da tantissimi studi che dare costantemente e senza controllo lo smartphone in mano a un bimbo con meno di 10 anni provoca problematiche gravissime, dall'aspetto comportamentale all'aspetto cognitivo e funzionale.

Disgrafia: cosa fare 

In età prescolare si possono prevenire queste difficoltà facendo giocare il più possibile il bambino, facendolo sperimentare il proprio corpo con giochi che possono essere eseguiti anche a casa, non necessariamente all'aperto qualora non fosse possibile, tipo: costruzioni, infilare le perline, ritaglio, disegno; anche tutte quelle attività che possono aiutare l'economia domestica, sono importantissime, tipo: apparecchiare, sparecchiare, asciugare le stoviglie, mettere in ordine la spesa, mettere in ordine la propria cameretta. In più, abbottonarsi la camicia, allacciarsi le scarpe, aprire una bottiglia.

Esiste un certificazione DSA (Disturbo Specifico dell’Apprendimento) che permette a questi bambini di avere un sostegno da parte della scuola, basta rivolgersi al servizio di Neuropsichiatria Infantile (NPI) del Sistema Sanitario Nazionale formato da un'équipe di professionisti specializzati.

Con la certificazione il bambino a scuola può essere, in parte, dispensato dallo scrivere e può utilizzare mezzi compensativi, come il computer. È necessaria un'ottima intesa con la scuola, in quanto si rischia di abusare di questi mezzi compensativi e di precludere l’accesso alla scrittura in corsivo, fondamentale per l'assetto cognitivo-comportamentale e motorio del bambino.

Lavorare sui prerequisiti, sulle autonomie e sulle funzioni esecutive è l'unica soluzione per evitare l'innesco di queste problematiche.

L'intervento di rieducazione della scrittura non è solo quello di migliorare la comprensibilità della grafia del bambino ma è piuttosto quello di ricostruire le basi necessarie affinché la scrittura possa svolgere le proprie fondamentali funzioni di espressione, comunicazione e rappresentazione della personalità dello scrivente.

Attraverso un’adeguata terapia rieducativa, si passa da una prima fase di destrutturazione del gesto grafico dagli automatismi scorretti precedentemente acquisiti, ad una seconda fase di ri-educazione dello stesso. Tale rieducazione, tuttavia, non è finalizzata ad un condizionamento formale del gesto rivolto ad ottenere una “bella grafia”, ma piuttosto al rispetto del soggetto e della sua individualità affinché questa possa esprimersi attraverso la sua scrittura.

L’iter rieducativo consente al soggetto disgrafico di divenire progressivamente sempre più abile e cosciente della propria scrittura che si fa più sciolta e scorrevole nella forma e nel movimento ed in grado di rappresentare al meglio la sua personalità.

Vengono applicate tecniche specifiche di:

  • rilassamento

  • esercizi di motricità manuale

  • esercizi grafici specifici

  • esercizi per la respirazione

Questo ha naturalmente tutta una serie di effetti positive sull’autostima del bambino/ragazzo o adulto che acquisisce sempre maggiore fiducia nelle proprie capacità di leggere e scrivere in modo rapido e corretto consentendogli un positivo inserimento nella scuola e migliori risultati in campo scolastico.

Da un punto di vista evolutivo, la disgrafia peggiora e si radica progressivamente con l’età. Per questo, più la diagnosi è precoce e l’intervento tempestivo, più il percorso di rieducazione risulterà facile ed efficace. In caso di disgrafia, tuttavia, un intervento di rieducazione è consigliato e possibile a qualsiasi età.

Una considerazione da fare è sul perché è fondamentale l'abilitazione e la riabilitazione della scrittura al giorno d'oggi in un mondo digitalizzato. La risposta è molto semplice: precludere il bambino all'apprendimento della scrittura soprattutto in corsivo, evita l'esplorazione del sé dal punto di vista cognitivo-comportamentale, fino all'aspetto psicofisico, quindi la scrittura è un bene prezioso irrinunciabile per l'essere umano.

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