Ecco 10 informazioni poco note sul cuore delle donne che possono aiutare a conoscere e quindi prevenire le malattie cardiovascolari
Le malattie cardiovascolari sono la prima causa di morte per le donne. Eppure i pazienti continuano a sottovalutare il problema. La prevenzione è possibile ma tenendo conto delle differenze di genere.
È ormai documentato che uomini e donne hanno una diversa predisposizione, anche genetica, a sviluppare le malattie dell’apparato cardiovascolare e che l’infarto ha un’incidenza più alta negli uomini. Questo a portato a sottostimare la malattia per il genere femminile.
Ecco 10 informazioni poco note sul cuore delle donne che possono aiutare a conoscere e quindi prevenire le malattie cardiovascolari.
È stato dimostrato che alcuni dei principali fattori di rischio cardiovascolare (familiarità, fumo, ipertensione arteriosa, ipercolesterolemia, diabete, sovrappeso, sedentarietà) impattano in misura maggiore sul genere femminile rispetto al maschile. Per esempio le donne che fumano sono esposte 5 volte di più al rischio di infarto miocardico rispetto agli uomini fumatori.
Sono stati identificati dei potenziali fattori di rischio cardiovascolare aggiuntivi per le donne rispetto agli uomini, come le malattie autoimmuni, l’anemia e la sindrome metabolica.
Le malattie cardiovascolari sono la prima causa di morte nella popolazione femminile in Europa, Italia inclusa, e la loro incidenza è largamente superiore a ogni altra causa di morte, incluso il tumore della mammella.
Le donne sviluppano la malattia coronarica con un ritardo di circa 10 anni rispetto agli uomini, in una fase della vita in cui si presentano di solito maggiori comorbidità (diabete, insufficienza renale, vasculopatia periferica, ecc.) che complicano il decorso e la gestione della malattia.
L’infarto per le donne si presenta in maniera diversa rispetto agli uomini: spesso vi è assenza dei sintomi tipici (dolore al petto con irradiazione al braccio sinistro), con conseguente ritardo nell’accesso al Pronto Soccorso, aumentando così il rischio di morte.
L'angina si manifesta in forma più severa; inoltre si osserva una minore prevalenza di malattia dei grossi vasi, fatto che comporta maggiori difficoltà tecniche nelle procedure di rivascolarizzazione, sia chirurgica sia percutanea.
La gravidanza e le sue eventuali complicanze (ipertensione, diabete) aumentano il rischio di malattie cardiache nella madre e a volte anche nel feto.
La menopausa comporta la scomparsa dell’effetto protettivo esercitato durante l’età fertile dagli estrogeni con conseguente incremento della prevalenza di alcuni fattori di rischio (oltre il 50% delle donne sviluppa ipertensione ed ipercolesterolemia, più del 60% sono in sovrappeso o francamente obese) e quindi delle malattie cardiovascolari.
Oltre alla depressione, ansia e stress costituiscono fattori di rischio cardiovascolare con maggior impatto sul sesso femminile. In particolare, possono essere responsabili della sindrome di Tako-Tsubo, che può essere descritta come una forma di infarto tipicamente femminile caratterizzato da una transitoria dilatazione apicale del ventricolo sinistro e che, a differenza dell’infarto tradizionale, non corrisponde a un’ostruzione delle principali arterie coronariche. Il fattore determinante è rappresentato da una condizione di stress psichico acuto con immissione in circolo di elevate quantità di catecolamine (lutto, panico,ecc) per cui è nota anche come “sindrome del crepacuore”.
Dopo un evento acuto (infarto, angioplastica coronarica, intervento di by pass aorto-coronarico, episodio di scompenso, ...) le donne vengono indirizzate ad un programma di riabilitazione in misura significativamente inferiore (circa il 20% in meno) rispetto al genere maschile, pur essendo stato dimostrato che possono beneficiare di un programma strutturato basato su attività fisica ed educazione sanitaria almeno quanto gli uomini.
FONTE: ASST Gaetano Pini