La tiroide e i possibili problemi agli occhi

Ortottica

Le disfunzioni legate alla tiroide possono provocare problemi agli occhi. Questi possono essere di lieve entità, come un semplice bruciore oppure problematiche severe quali dolore, diplopia, sporgenza dei bulbi oculari e grave perdita della vista

All'interno di questo articolo vediamo cos’è la tiroide, come funziona e come il suo malfunzionamento può influire sul benessere degli occhi.

Cos’è la tiroide?

La tiroide è una ghiandola endocrina situata alla base del collo, sotto la laringe, che assorbe iodio dal sangue e produce gli ormoni tiroxina e triiodotironina. Questi due ormoni regolano l’intensità del metabolismo, cioè il modo e la velocità con cui l’organismo utilizza sostanze alimentari e chimiche per produrre energia. Partecipano anche ai processi di accrescimento e sviluppo, in particolare del sistema nervoso, di produzione di calore corporeo ed energia muscolare, di distribuzione e accumulo di acqua e sali minerali.

Come funziona?

L’attività della tiroide è regolata da un ormone dell’ipofisi, il TSH, a sua volta regolato da un neurotrasmettitore ipotalamico, il TRH, con un meccanismo di controllo retrogrado detto feedback. Se il TSH è ridotto, significa che la ghiandola sta funzionando troppo, ovvero siamo in presenza di ipertiroidismo. Nel caso contrario invece, se il TSH è alto, la tiroide sta lavorando poco quindi avremo ipotiroidismo.

Tiroide e occhi: le malattie tiroidee possono causarne problemi?

La forma clinica dell’ipertiroidismo probabilmente più conosciuta per le ripercussioni oftalmologiche è il morbo di Basedow o malattia di Graves. Si tratta di una patologia autoimmune la cui sintomatologia è la seguente:

  • tachicardia e palpitazioni

  • tremore

  • ansia

  • insonnia

  • astenia

  • labilità emotiva

  • difficoltà di concentrazione

  • aumento dell’appetito

  • perdita di peso

  • oligomenorrea

  • oftalmopatia tiroidea.

Tiroide e occhi: l’oftalmopatia tiroidea

L’oftalmopatia tiroidea consiste in alterazioni ormonali associate al morbo di Basedow che determinano il quadro clinico di  una patologia oftalmologica oculare. Questa è caratterizzata da:

  • ipertrofia e iperplasia dei muscoli estrinseci dell’occhio;

  • proliferazione del grasso e del tessuto connettivo orbitario;

  • ritenzione di liquidi dovuto ad accumulo di mucopolisaccaridi, sotto la cute palpebrale e l’orbicolare, con infiltrazioni dei tessuti dietro il setto orbitario.

Questi cambiamenti causano:

  • esoftalmo, ossia la protrusione del bulbo oculare.

È il sintomo caratteristico dell’oftalmopatia e di questa forma autoimmune di ipertiroidismo. È causato proprio dall’aumento di volume del contenuto dell’orbita, il quale spinge il bulbo in avanti. In genere è bilaterale, anche se spesso il grado di sporgenza è diverso nei due occhi.

  • retrazione palpebrale con chiusura incompleta delle palpebre.

Talvolta questa condizione fa sembrare l’esoftalmo molto più pronunciato di quanto non lo sia.

  • Visione doppia (diplopia) e/o sfocata

  • Strabismo

  • Sguardo fisso, con “espressione spaventata”

  • Riduzione sia della frequenza che dell’ampiezza dell’ammiccamento

  • Tremore palpebrale quando si socchiudono gli occhi

  • Edema palpebrale

  • Occhio secco

  • Sensazione di corpo estraneo

  • Lacrimazione eccessiva

  • Chemosi (accumulo di liquido nella congiuntiva) e iperemia congiuntivale)

  • Alterazioni corneali, come ad esempio le cheratiti da lagoftalmo (chiusura incompleta delle palpebre)

  • Fotofobia (aumentata sensibilità alla luce)

  • Aumento della pressione intraoculare

  • Neuropatia ottica nei casi di esoftalmo elevato

Titroide e occhi: la diagnosi di oftalmopatia tiroidea

In caso di oftalmopatia tiroidea risulta indispensabile un lavoro multidisciplinare tra endocrinologo, oculista e ortottista. Da un lato, quindi, l’endocrinologo si occuperà dell’adeguata terapia e monitoraggio del Morbo di Basedow, dall’altro l’oftalmologo e l’ortottista valuteranno:

  • acuità visiva

  • motilità oculare

  • esoftalmometria, per misurare la sporgenza del bulbo oculare in rapporto al bordo esterno dell’orbita viene usato l’esoftalmolmetro di Hertel.

Nelle donne e nei bambini sono considerati valori normali quelli compresi tra i 10 ed i 16 mm, mentre negli uomini tra i 14 ed i 20 mm.

  • Campimetria

  • Tonometria

  • Oftalmoscopia, con speciale riguardo alla valutazione del nervo ottico

  • TAC per la valutazione del contenuto orbitario, con particolare attenzione ai muscoli estrinseci

  • esame con lampada a fessura.

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